Vi erano inoltre allora nelle file della democrazia francese troppi giacobini e troppi chauvins, i quali, invasati dei ricordi delle guerre della rivoluzione e dell'impero, credevano che il dettar legge all'Europa fosse per una Francia democratica un diritto e la cosa più facile del mondo.
Nell'opinione di molti di cotesti patrioti il Belgio, subito dopo la sua insurrezione, avrebbe dovuto essere incorporato senz'altro alla Francia, e fu considerata debolezza imperdonabile l'avere agito in quella questione d'accordo colla Conferenza di Londra.
In conclusione, il nazionalismo, che oggi dà tanti fastidi ai partiti più liberali e al governo democratico di Francia, c'era anche allora; e che non fosse una forza del tutto trascurabile lo prova il discorso tenuto - nel breve tempo che fu al governo la sinistra liberale - dal presidente del Consiglio, Laffitte, il 1° dicembre 1830, alla Camera dei Deputati.
La Francia (diceva) non permetterà che il principio del non intervento sia violato... Noi non saremo se non più forti, quando congiungeremo alla potenza delle nostre armi la convinzione del nostro diritto... Quando scoppiassero tempeste alla vista dei tre colori, e venissero in nostro aiuto, noi non saremo tenuti di renderne conto all'universo
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L'entusiasmo, dicono gli storici del tempo, sollevato da questo discorso nella Camera e nel Paese fu immenso; se gli atti avessero dovuto seguire alle parole, di lì a poco la Francia doveva muover guerra alla Russia.
Strana coincidenza! Due giorni prima che Laffitte tenesse alla Camera quel suo battagliero discorso, Varsavia era insorta per la propria indipendenza, ma anche per simpatia alla Francia!
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