L'insurrezione polaccaDacchè era salito al trono (1826), l'imperatore Nicolò non aveva mai convocato la Dieta polacca, e una fitta rete di società segrete, miranti all'indipendenza, abbracciava quasi tutta la Polonia. C'era il partito dei grandi proprietari e dell'aristocrazia, detto dei bianchi, i cui voti si limitavano alla Costituzione promessa nel 1814, e riponevano le loro speranze nel successore di Nicolò; e v'era il partito dei rossi, formato di giovani dell'università, di ufficiali e di allievi militari, che agognavano alla totale indipendenza.
Fino al 1830 il partito bianco aveva potuto frenare l'ardore del partito rosso, ma alla notizia della rivoluzione francese di luglio il secondo prevalse.
L'insurrezione in Varsavia era stata decisa per la fine di febbraio. Ma venuto l'ordine che metteva l'esercito polacco sul piede di guerra, per portarlo contro la Francia, l'insurrezione fu anticipata.
Cominciò all'alba del 29 novembre. V'erano alla testa due sottotenenti, Wysocki e Zaliwski. Di buon mattino diciotto allievi della Scuola degli alfieri, atterrate le sentinelle, invadono il palazzo del governatore per impadronirsi del granduca Costantino, il quale, destatosi al rumore della lotta, fu appena in tempo a mettersi in salvo.
Riuniti agli altri compagni, quei giovani animosi assalgono l'arsenale, affrontano i corazzieri russi, sollevano tutta la parte occidentale della città. Alcuni reggimenti, i cui capi facevano parte della congiura, passano agli insorti. Battaglioni combattono contro battaglioni: gli zappatori contro le guardie a cavallo.
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