E la Francia? Separata da mezza Europa, l'intervento di un esercito francese in Polonia era impossibile. Ma il governo di Luigi Filippo avrebbe potuto mandarvi in tempo esperti generali e sussidi in denaro e uomini capaci a dare i migliori consigli nei momenti difficili. Invece, non solo fece nulla di simile, ma fin dai primi momenti i soli consigli che seppe dare agli uomini dell'insurrezione fu di sottomettersi al buon volere dello czar.
E quando il sacrificio fu consumato, il ministro degli esteri, Sebastiani, l'annunciava alla Camera francese colla cinica frase divenuta storica: L'ordine regna in Varsavia!
Moti italianiLa grande lontananza, e il trovarsi divisa da altri Stati, era stata la principale causa che aveva vietato alla Francia di correre in soccorso dei polacchi; l'Italia, così vicina alla Francia sarà aiutata nelle insurrezioni che, quasi contemporaneamente a quella di Polonia, si preparavano a Roma, nelle Romagne e nell'Emilia?
È ciò che speravano i più ardenti patrioti dei ducati e degli Stati romani, i quali anche prima delle giornate di luglio tenevano un'attiva corrispondenza coi democratici francesi.
Dopo la rivoluzione del 30 le loro speranze si fecero più vive.
I moti liberali del 1821 di Napoli e del Piemonte, trionfanti, erano stati soffocati dalle armi austriache; ora che il governo francese aveva dichiarato altamente e ripetutamente dalla tribuna (il 1 e il 6 dicembre) che non avrebbe tollerato che il non intervento fosse violato da altri - pronta a brandir le armi a difesa di amici, se violato, - quei patrioti si tenevan sicuri dell'impresa a cui si accingevano.
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