Insurrezioni contro Luigi Filippo
REALISTI E REPUBBLICANI.
La fine infelice dei moti italiani e dell'insurrezione polacca produsse nella democrazia francese una profonda emozione.
Dopo averne fatto argomento di vivaci proteste contro la politica del governo dalla tribuna parlamentare, i deputati della sinistra ne fecero uno dei temi d'accusa contro il governo nel celebre memorandum ch'essi diressero ai loro elettori il 22 maggio 1832.
«... L'Italia (dicevano in quel manifesto) venne abbandonata alla dominazione dell'Austria, e si lasciò perire la Polonia, questa Polonia che noi potevamo certamente soccorrere, e ch'era nostro dovere soccorrere.
«È falso che un linguaggio dignitoso e fermo avrebbe potuto cagionare in quest'occasione la guerra. Sarebbe stato invece il mezzo più sicuro per conservare la pace.
«... La pace coll'indipendenza, colla dignità della Francia, l'ordine per mezzo della libertà, fedeltà inalterabile allo scopo della rivoluzione di luglio; scopo di nazionalità, di giustizia, d'ordine, di gloria, di moderazione, di libertà, d'incivilimento universale.»
Il proposito di Luigi Filippo di aver voluto, allora e poi, evitare alla Francia e all'Europa le calamità di nuove guerre era umano e civilissimo; il suo torto, - poichè la politica estera fu sempre opera sua - fu di essersi messo quasi a rimorchio della Santa Alleanza per allontanare il sospetto ch'egli fosse per seguire una politica belligera diretta a mutare lo statu quo d'Europa.
La «pace ad ogni costo» - vale a dire anche a scapito della dignità e dei doveri della Francia verso i popoli che avrebbe potuto e dovuto soccorrere - divenne d'allora in poi uno degli argomenti favoriti dell'opposizione radicale per combattere il governo di Luigi Filippo.
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