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      Quel memorandum era anche una stringente requisitoria contro la politica interna; ed erano monarchici molti dei deputati che lo avevano firmato, i quali pensavano che la sua vera forza la monarchia deve attingerla dal sentimento popolare, e credevano quindi illegittima qualsiasi restrizione alla libertà di stampa, di associazione e di riunione.
      Questi monarchici (fra cui primeggiavano La Fayette, Laffitte, Odillon Barrot) con fisionomia semirepubblicana, formavano quello che sotto la monarchia di Luigi Filippo fu chiamato il partito del movimento, di fronte a cui stava il partito che si chiamò della resistenza, il quale, considerando il governo esistente come rappresentante e custode dell'ordine sociale, intendeva di dargli tutta la forza necessaria all'esercizio del suo sovrano potere, non molto diverso da quello che ha un capitano di una nave in alto mare.
      Le contese che avvennero fra questi due partiti intorno all'essenza del governo monarchico, non potevano non tornar giovevoli ai fautori di idee radicali.
      Se uomini non nemici del monarcato parlavano del governo col linguaggio risentito di quel memorandum, è facile immaginare quali dovessero essere in quel tempo le idee ed i sentimenti dei repubblicani, che della rivoluzione di luglio erano stati i principali promotori ed attori.
      Credendo traditi i principii, in nome dei quali la nuova monarchia era sorta, si misero di buon'ora di fronte ad essa in atteggiamento di nemici.
      Una lotta corpo a corpo, quasi d'ogni giorno, cominciò fra essi e il governo fin dai primi mesi che seguirono le giornate di luglio.


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Le guerre le insurrezioni e la pace nel secolo decimo nono
Volume primo
di Ernesto Teodoro Moneta
Tipografia Popolare Milano
1903 pagine 338

   





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