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      Ma senza cannoni, senza capi valenti, senza una idea chiara d'uno scopo da raggiungere, una volta padroni della città non seppero qual uso fare della vittoria, e quando, dopo dieci giorni, il maresciallo Soult e il principe reale, alla testa di numerose truppe, fecero il loro ingresso in Lione, non trovarono in nessuna parte alcun segno di resistenza.
      Del molto sangue sparso, gli operai lionesi non ebbero neppure il conforto di vedere approvato quel minimum di salario, per ottenere il quale l'insurrezione era stata fatta.
      Essa non riescì ad altro che a ispirare nel partito repubblicano, che aveva il centro in Parigi, un'immensa fiducia nelle forze della rivoluzione.
      Allora si pensò a creare qua e là società segrete, destinate a preparare capi, armi e combattenti alla prossima rivoluzione.
      Fra le molte società di quel tempo le più potenti furono Les amis du peuple e quella dei Droits de l'homme.
      Questa aveva di segreto soltanto l'organizzazione, che aveva carattere militare, con sezioni di venti uomini ciascuna, aventi un capo, un sottocapo e, dov'era possibile, armi e munizioni. Anzichè tacerne l'esistenza, la Società pubblicava i suoi manifesti, e cercava di istituire le sue sezioni in tutta la Francia.
      Il partito repubblicano aveva anche un giornale politico quotidiano La Tribune e due giornali illustrati, Le Charivari e La Caricature, che di qualsiasi fatto, d'ogni piccolo incidente, traevano occasione per esporre al ridicolo Luigi Filippo e il suo governo. Repubblicaneggianti erano i giornali Le Quotidien e Il National.


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Le guerre le insurrezioni e la pace nel secolo decimo nono
Volume primo
di Ernesto Teodoro Moneta
Tipografia Popolare Milano
1903 pagine 338

   





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