E fin qui contenti loro, contenti tutti. Ma il peggio è che la maggior parte degli operai inglesi, disinteressatasi della politica, finì per lasciarsi sedurre da ciò che vi è nella politica di più antipatico e di più retrivo: il nazionalismo imperialista e conquistatore.
Una lotta più grave, a cui si appassionò a poco a poco tutta l'Europa, fu quella combattuta contro la metropoli dal partito irlandese capitanato da O'Connel per la indipendenza dell'Irlanda, la quale ricordava di avere avuto fino al 1800 un governo proprio.
Le vicende di quella lotta meriterebbero un capitolo a parte, ma siccome essa non ebbe, nè poteva avere alcuna influenza sulla guerra e sulla pace nel continente europeo, non occorre qui di dirne altro.
In Francia, mentre Luigi Filippo ambiva passare alla storia coll'epiteto di Napoleone della pace, e quasi tutta la borghesia liberale rifuggiva dai pericoli e dai cimenti della guerra, la borghesia medesima e molta parte della democrazia sentivano che fra l'Europa e la pace si frapponevano, come ostacolo da infrangere, i trattati del 1815.
E fuori di Francia, ovunque erano popoli a cui la Santa Alleanza aveva negato il diritto di politica esistenza, si agitavano per divenir padroni delle proprie sorti.
In Germania, dove i principi s'erano impegnati a prestarsi assistenza nel caso che uno dei loro Stati fosse minacciato dalla rivoluzione, l'idea dell'unificazione faceva progressi ogni giorno, grazie all'opera instancabile di colti e generosi patriotti.
Vi contribuì anche lo Zollverein, nel quale i democratici dei diversi Stati tedeschi vedevano un primo passo all'unificazione politica.
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