L'ultima impresa della Giovane Italia era stata la spedizione dei Fratelli Bandiera, finita tragicamente a Cosenza (1844).
Giuseppe Mazzini, a cui se ne volle far risalire tutta la responsabilità, n'era rimasto così affranto, che per parecchi anni non mandò istruzioni alle Fratellanze, società segrete che s'erano in molte parti d'Italia costituite per la esecuzione del suo programma rivoluzionario.
Sicchè avvenne questo stranissimo caso, che la Società, la quale aveva predicato l'azione continua e immediata, rimase inoperosa e si eclissò proprio nel periodo più operoso e più fecondo del risorgimento italico.
Allora si vide come alla causa della libertà, assai più che le cospirazioni e i colpi di mano, giovi l'opera intelligente e assidua di educatori e di scrittori, diretta a creare in un popolo la coscienza dei suoi doveri, dei suoi diritti e della sua forza.
Vero è che, acciocchè questa condizione si verifichi, è necessario che dai governi non siano messi ostacoli all'opera di civile educazione e alla manifestazione dei pubblici voti.
Negli ultimi anni del papato di Gregorio XVI le Commissioni militari erano in permanenza nelle Romagne, per giudicare, non soltanto i rei di tentativi insurrezionali, ma anche le persone semplicemente sospette di liberalismo. Impedita era ogni legale manifestazione dei pubblici bisogni, e le carceri erano piene di patriotti, confusi coi ladri.
L'avvenimento di Pio IX, che aveva riputazione di liberale, e la confermava inaugurando il suo pontificato con una larga amnistia, fu la occasione che diede al sentimento nazionale uno slancio fino allora senza esempio in Italia.
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