Il governo austriaco, per appoggiare con un atto di forza le rimostranze che non aveva cessato di rivolgere al governo pontificio e al granduca di Toscana contro le tendenze liberali, fece occupare, non soltanto la cittadella di Ferrara, a cui gli davano diritto i trattati del 1815, ma anche le porte della città.
Un mese dopo il comandante austriaco fece occupare anche le piazze principali di Ferrara.
Questo atto di violenza produsse in Roma e dovunque una impressione immensa, opposta a quella che il governo austriaco si aspettava.
La ostilità contro l'Austria si fece più viva di prima nell'animo di tutti i patrioti. Tacquero i dissensi che già cominciavano a manifestarsi fra moderati e democratici. Gli uomini più risoluti presero allora il sopravvento, senza nessun contrasto dei liberali temperati.
Pio IX medesimo protestò energicamente, a mezzo del suo segretario di Stato, cardinale Ferretti, contro la occupazione di Ferrara. E sotto la pressione dell'opinione pubblica, dovette concedere l'istituzione della Guardia nazionale, che fino a quel momento non si era mostrato disposto ad accordare.
In Toscana, dove, grazie al vigoroso impulso dato al movimento liberale da Montanelli, da Guerrazzi, da Gino Capponi e da altri, si era strappata al granduca una legge sulla stampa, che consentiva la critica degli atti governativi, le dimostrazioni popolari avvenute in seguito all'occupazione austriaca di Ferrara e nelle quali la truppa fraternizzò col popolo, consigliarono il governo granducale a concedere pur esso la Guardia civica.
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