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      Non vinse, perchè dappertutto alle prime, improvvise vittorie popolari successero rovinose sconfitte; ma dando ai popoli la coscienza della loro forza, mostrando ad un tempo che quelle che contano sono soltanto le forze organizzate, e insegnando che le vittorie più sicure e durevoli sono quelle che portano nella vita sociale uno spirito sempre più alacre di giustizia e di amore, il 1848 s'erge nel mezzo del secolo decimonono come quei segnali che nelle alte montagne indicano agli arditi viaggiatori, da un lato i precipizi, e dall'altro le vie più sicure per salire alla vetta.
      Seguiamolo dunque, non passo passo, ma nelle sue più caratteristiche opere, il grand'anno rivoluzionario.
      L'INSURREZIONE DI PALERMOIl grand'anno rivoluzionario cominciò colla più strana e la più inverosimile delle insurrezioni.
      Il 12 gennaio era l'onomastico del re Ferdinando di Borbone. Or bene un Comitato, di cui era anima Rosolino Pilo, due giorni prima fa affiggere sui cantoni della città un manifesto, che chiama «all'armi» i figli della Sicilia. «Il giorno 12 gennaio 1848 all'alba (così proclama) segnerà l'epoca della universale rigenerazione.»
      Venuto quel giorno, le case rimasero chiuse più tardi del solito e i pochi uomini che, obbedendo all'appello del Comitato rivoluzionario, recaronsi in piazza, non trovando nè capi, nè uomini armati, sospettarono un'insidia della polizia.
      Per fortuna si trovò fra quei pochi un D'Artagnan, che messosi alla loro testa e fatta di tre cenci una bandiera, percorse le vie principali della città, chiamando il popolo alle armi: era La Masa.


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Le guerre le insurrezioni e la pace nel secolo decimo nono
Volume primo
di Ernesto Teodoro Moneta
Tipografia Popolare Milano
1903 pagine 338

   





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