Quando furono in cinquanta assalirono il primo drappello di gendarmi e di poliziotti che incontrarono, obbligandolo a battere in ritirata. Altrove un altro gruppo d'insorti, fatta una scarica contro 40 soldati a cavallo, li mette in fuga.
Questi e altri piccoli successi fortunati sono strombazzati nei bollettini di La Masa come grandi vittorie.
Le campane di sant'Orsola e della Gancia suonano a stormo; le botteghe si chiudono, e in brev'ora l'entusiasmo della lotta si comunica a tutta la cittą.
Alla sera questa si illumina a festa; si erigono barricate, e dalle finestre e dai balconi le signore applaudono, mandando evviva alla Sicilia, a Pio IX, alla Libertą.
Con La Masa, i fratelli Carini, Ondes e altri si costituisce un Comitato di pubblica difesa e sicurezza, che si occupa sovratutto di procacciare armi e munizioni, e chiamar uomini dalle cittą e dai villaggi vicini.
L'indomani la truppa fu tenuta consegnata nelle caserme, ma dal palazzo reale l'artiglieria si mise a fulminare con mitraglia la diritta e larga via, allora chiamata del Cassero, che lą fa capo.
In quel giorno, colla gente venuta di fuori furono assaliti e presi gli uffici di polizia e l'ospitale militare. Un debole tentativo fatto dalla truppa di impadronirsi delle barricate fu respinto.
Nella notte parecchi posti secondari furono occupati dal popolo, e tutti i soldati, d'ordine del comando generale, ritirati nei forti.
Allora cominciņ dalla flotta e dal forte di Castellammare il bombardamento.
Questo non producendo sulla cittą gravi danni, non fece che accrescere negli insorti lo ardore della lotta e la fiducia nella vittoria.
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