Pagina (125/338)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Un re buono e intelligente sarebbe stato lietissimo di sentirsi in così cordiale comunione col suo popolo; a re Ferdinando invece quelle dimostrazioni sembra abbiano prodotto un effetto profondamente disgustoso, e forse fino d'allora concepì nel suo pensiero il disegno, che mise in opera pochi mesi dopo, di lacerare la Costituzione da lui giurata, di far imprigionare i capi costituzionali e di voler essere, come in passato, re assoluto, arbitro unico delle sorti del suo regno; con quale profitto della sua dinastia lo videro pochi anni dopo il figlio e i congiunti suoi.
      L'insurrezione di Parigi
      Alla vigilia del 22 febbraio nessuno in tutta la Francia, eccettuati i pochi repubblicani pieni di fede negli istinti rivoluzionari del popolo, si immaginava che il conflitto sorto fra il Comitato organizzatore del banchetto del XII circondario, e il ministero che lo aveva vietato, dovesse condurre la monarchia di Luigi Filippo alla catastrofe.
      Il re non era odiato, e la fortuna che lo aveva assistito in tutte le fortunose vicende del suo regno, e fatto uscire incolume dai molti attentati tesi contro di lui, doveva far credere che egli sarebbe morto sul trono, e che la corona sarebbe passata senza difficoltà sul capo all'erede, allora fanciullo, Enrico V.
      Vi credevano gli oppositori costituzionali, ed è forse per questo che furono proprio essi i principali autori della sua caduta.
      Erano soltanto impazienti di rovesciare il ministero Guizot; alcuni perchè fautori di un sistema di governo più liberale, altri spinti specialmente dal desiderio di prenderne il posto.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Le guerre le insurrezioni e la pace nel secolo decimo nono
Volume primo
di Ernesto Teodoro Moneta
Tipografia Popolare Milano
1903 pagine 338

   





Ferdinando Costituzione Parigi Francia Comitato Luigi Filippo Enrico V Guizot