La Francia, che aveva fatto le sue rivoluzioni in nome della sovranità popolare, non aveva allora, con una popolazione di 36 milioni di abitanti, che duecento mila elettori, nessuno potendo esser elettore se non pagava almeno 200 franchi d'imposta. La riforma elettorale era perciò divenuta la macchina di guerra contro il ministero.
L'agitazione era cominciata in luglio (1847) colla famosa «campagna dei banchetti». La sinistra dinastica, che l'aveva promossa, esigeva soltanto l'abbassamento del censo, coll'aggiunta della categoria delle «capacità». In molti di tali banchetti campeggiava il ritratto di Luigi Filippo, e parecchi brindisi finivano con evviva al suo nome.
Per dare maggior forza e più estensione alla agitazione, i caporioni della sinistra dinastica fecero appello anche ai repubblicani, i quali, aderendovi di gran cuore, non mancarono di portare i loro colpi più in alto; non vi mancò naturalmente la nota socialista.
Nel banchetto di Chateau-Rouge, a Parigi (9 luglio), si bevette «al miglioramento delle sorti delle classi lavoratrici».
Nei banchetti ai quali repubblicani e socialisti erano invitati, condizione di loro accettazione fu la soppressione dei brindisi al re.
Al banchetto del 14 novembre di Annezin-les-Béthune, Cremieux aveva detto che la situazione era ridotta a un dilemma «fra la resistenza del governo e la rivoluzione».
Al banchetto di Lilla, Ledru-Rollin dichiarava: «La Carta non è più suscettibile di sviluppi che bastino alla democrazia», e fra applausi entusiastici conchiudeva: «Non si tratta più di temporeggiare, ma di agire».
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