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      Il ministero medesimo se ne accorse, e consentì che nella risposta della Camera dei Pari al discorso reale fosse inserito questo periodo:
      «Un'êra nuova di civiltà e di libertà si apre per gli Stati italiani. Noi secondiamo con tutte le nostre simpatie e con tutte le nostre speranze il magnanimo pontefice, che l'inaugura con altrettanta saggezza quanto coraggio, e i sovrani che seguono come lui una via di riforme pacifiche».
      Frasi poco diverse furono introdotte, sempre d'accordo col ministero, nell'indirizzo di risposta della Camera dei deputati.
      Ciò non bastava all'opposizione, la quale accusò aspramente il ministero di avere colla sua condotta equivoca, sovente troppo remissiva e umiliante verso l'Austria, incoraggiati più i principi alla resistenza, che le popolazioni italiane nei loro sforzi pel conseguimento della libertà.
      Infatti nelle istruzioni mandate all'ambasciatore francese a Firenze, Guizot aveva dichiarato che il governo del re «si crederebbe colpevole se spingesse l'Italia sulla via in cui le fazioni vorrebbero spingerla». Le fazioni a Roma, come a Firenze, non chiedevano nelle forme civili se non un po' di quella libertà, per avere la quale la Francia aveva fatto le sue rivoluzioni, e nel cui nome Guizot pretendeva di governare.
      Anche la condotta del governo francese verso la Svizzera, per la questione del Sonderbund, dove aveva appoggiato il partito ultramontano - senza poter impedire la di lui disfatta - fu dalla opposizione vivamente stimmatizzata; e, poichè accusava con documenti alla mano, dovette produrre sulla opinione pubblica una impressione di disgusto verso il governo.


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Le guerre le insurrezioni e la pace nel secolo decimo nono
Volume primo
di Ernesto Teodoro Moneta
Tipografia Popolare Milano
1903 pagine 338

   





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