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      Ma il ministero, forte di una maggioranza della Camera, che gli dava nelle questioni più gravi una cinquantina di voti sicuri, credette d'imporsi alla opinione pubblica con un atto di energia.
      Dopo che si erano dati, senza divieto di alcuna legge, sessanta banchetti elettorali, il ministro dell'interno (Duchâtel), di cui la storia ricorda il nome soltanto a suo disdoro, vietò a un tratto il banchetto sessantunesimo, prendendo a pretesto una legge del 1790, di cui più nessuno ricordava l'esistenza.
      Il banchetto doveva aver luogo il 22 febbraio nel XII circondario di Parigi, e tutti i deputati e i pari di Francia (senatori) di opposizione vi erano invitati.
      Contro il decreto del ministero, che lo vietava, la opposizione dinastica protestò fieramente, e nominò una commissione per mettersi di accordo col Comitato ordinatore del banchetto.
      Il ministero, per non avere la responsabilità d'un conflitto, aveva finito per decidere, non più d'impedire il banchetto, ma di prendere atto della riunione, a mezzo di un commissario, per deferire poi gli autori della violazione della legge all'autorità giudiziaria.
      Ma il mattino del 21, visto nel National e nella Réforme il programma del Comitato ordinatore del banchetto, che dava a questo un carattere di solenne protesta contro il Ministero per l'intangibilità del diritto di riunione, e invitava ad assistervi quasi tutta Parigi - i pari, i deputati, la Guardia nazionale, la gioventù delle scuole - stabiliva il corteo, il centro di riunione (piazza della Maddalena) e l'itinerario, quasi assumendo le funzioni e il linguaggio di una autorità politica, il Ministero ne fu irritatissimo, e vietò recisamente il banchetto.


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Le guerre le insurrezioni e la pace nel secolo decimo nono
Volume primo
di Ernesto Teodoro Moneta
Tipografia Popolare Milano
1903 pagine 338

   





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