Una gran parte delle migliaia di esuli italiani, polacchi, tedeschi e spagnuoli, ch'erano allora in Parigi, era un'altra forza pronta ad associarsi ad un movimento rivoluzionario.
Il 22 febbraio era un martedì, ma le botteghe dei boulevards rimasero chiuse come nei dì festivi, in previsione della dimostrazione che non tutti forse sapevano essere stata dal governo vietata, e dal Comitato contromandata.
Informati o no, delle ultime decisioni, gli studenti, avanguardia di tutte le rivoluzioni, si riunirono di buon'ora sulla piazza del Pantheon, e cantando la Marsigliese si diressero verso la piazza della Maddalena. Là non impediti dalla polizia (guardie municipali), rimasta inerte, perchè non aveva avuto fino a quel momento il promessole appoggio della truppa di linea, gli studenti, ingrossati da numerosi gruppi di operai, si divisero recandosi parte al palazzo Borbone, sede della Camera dei deputati, e parte verso il palazzo del ministero degli esteri, dimora di Guizot.
Superata la cancellata di ferro del palazzo Borbone, che trovarono custodito da guardie nazionali, penetrarono nella sala dei Passi perduti.
Non v'erano che pochi deputati, e alle prime osservazioni loro fatte gli studenti si ritirarono; ma, ritirandosi, uno dei più risoluti disse ad un usciere della Camera: «State tranquillo; noi ritorneremo, e voi avrete un governo del colore del vostro gilet». Il gilet era di panno rosso.
Pare che quel giovane vedesse più in su e più in là di tutti gli altri, perchè in quel giorno tutti i gridi lanciati dai tumultuanti si limitarono a degli Abbasso Guizot!
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