Lasciato il National, la colonna, come valanga che nel suo corso sempre s'ingrossa, si diresse verso la piazza Vendome.
Arrivata sul boulevard dei Cappuccini, davanti al ministero degli esteri, dove Guizot risiedeva ancora, trovò la via tutta intercettata da soldati del 14 reggimento di linea.
Far retrocedere quella fitta colonna, che pareva una muraglia, non era facile. Perciò il luogotenente della Guardia nazionale, di nome Schoumacher, che la guidava, si rivolse al colonello Courant, che là comandava, con queste parole:
- «Colonnello, apriteci i ranghi; le nostre intenzioni sono pacifiche. Voi lo vedete: ritornare indietro a noi è impossibile».
Il colonnello rispose secco: «Non è la mia consegna. - Di qui non passerete».
Intanto la folla ch'era indietro, volendo andare innanzi, spingeva, senza saperlo, le prime file della colonna contro i soldati. Allora il colonnello ordinò ai suoi soldati d'incrociare le baionette.
I soldati obbediscono; ma da uno dei fucili esce, forse a caso, uno sparo. Gli altri soldati, credendo che l'ordine fosse di far fuoco, fanno una scarica, alla quale ne succede subito una seconda.
All'improvvisa aggressione una parte della folla fugge, mandando grida di stupore, di rabbia, d'indignazione, mentre sullo spazio rimasto sgombro davanti ai soldati, si presenta una scena orribile.
Le torcie cadute di mano ai fuggenti, o ancora strette in pugno ai caduti, illuminano con luce sinistra i morti e i morenti in mezzo a rivi di sangue.
Dei colpi sparati pochi andarono a vuoto; 52 furono i colpiti - secondo altri 63; - 35 gli gli uccisi; tra questi un sottotenente della Guardia nazionale, di nome Blot, che venne trasportato in una bottega vicina.
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