Nel dar mano a questo trasporto, il capitano della compagnia che aveva fatto fuoco esclamava: «Quale sventura! Una giornata così bella! Fu un malinteso, un orribile malinteso!»
I soldati, pallidi di spavento, guardavano smarriti l'opera propria.
Il colonnello Courant, costernato più di tutti, ai cittadini che gli esprimevano la loro indignazione, rispose:
«Ne sono desolato quanto voi. Fu una fatalità!».
Su un carro, ch'era passato poco dopo la catastrofe sul boulevard dei Cappuccini, furono deposti da alcuni insorti i 37 cadaveri.
Le torcie accese ai quattro angoli illuminavano le faccie livide dei morti, le braccia pendenti fuori del carro; fra quei morti c'era anche qualche donna.
Il carro seguito da una folla silenziosa, fu fatto arrestare dapprima sotto le finestre del National, dove Garnier-Pagès pronunciò parole di fuoco contro il governo; indi nella via Montmartre, dove erano gli uffici della Rèforme, e là nuovi gridi e nuovi propositi di guerra.
Tutta la notte quel funebre carro fu condotto in giro per la gran città, come fosse guidato da una terribile Nemesi.
Dappertutto quello spettacolo destava, insieme ad una profonda pietà, un'immensa indignazione.
Da tutte le parti, ma specialmente nei quartieri popolari, uscivano parole d'odio e di vendetta.
Quei morti, prima di essere sepolti, scavarono la fossa alla monarchia.
Dovunque, anche dove il carro degli uccisi non fu visto, la notizia dell'eccidio del boulevard dei Cappuccini si diffuse come il baleno, e dovunque destò i medesimi sentimenti d'indignazione e di vendetta.
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