Manifesti firmati dai più noti repubblicani incuoravano alla lotta.
Il pensiero che dominava il popolo era espresso in un manifesto della Réforme, così concepito:
«Luigi Filippo ci fa massacrare come Carlo X: ch'ei vada a raggiungere Carlo X».
Il re intanto era lontanissimo dal pensare che l'ora della fine del suo regno era suonata.
Ad un'ora del mattino aveva chiamato Thiers per dargli l'incarico, rifiutato da Molé, di formare il nuovo ministero. Consentì che vi entrasse Odilon Barrot, ma quando Thiers accennò alla convenienza di sciogliere la Camera, Luigi Filippo rispose: «Mai! mai!»
Il re aveva già nominato il maresciallo Bugeaud comandante in capo delle truppe di linea della divisione di Parigi e comandante superiore delle Guardie nazionali del dipartimento della Senna.
I due decreti portanti quelle due nomine, vennero pubblicati nel Moniteur uscito in quel mattino. Furono gli ultimi; recavano la solita formola, che pel suo contrasto col carattere del momento, merita di essere riprodotto:
«Luigi Filippo, re dei Francesi, a tutti i presenti e futuri, salute.
«Abbiamo ordinato e ordiniamo ciò che segue....».
Il re aveva nel maresciallo Bugeaud una fiducia illimitata.
Vincitore in Africa nelle ultime campagne contro Ab-del-Kader; fortunato contro tutte le sommosse avvenute in Parigi dopo il 1832, egli aveva fama di essere il miglior generale del suo tempo.
Ma pei modi spietati da lui usati nel reprimere i moti precedenti, il suo nome in quel momento faceva l'effetto d'una sfida lanciata al popolo combattente.
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