Nè migliore risultato ottennero il maresciallo Gérard e gli altri, che annunciarono al popolo l'atto di abdicazione.
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Mentre, come abbiam ricordato, gli sforzi di molti erano stati diretti in quel mattino a vincere senza spargimento di sangue, duole dover dire che l'ultimo atto dell'insurrezione, quando la monarchia aveva già capitolato, fu un atto di inutile violenza.
La caserma del Chateau d'Eau, sulla piazza del Palazzo Reale, poteva, verso mezzogiorno, essere presa senza colpo ferire. Invece uno stuolo d'insorti preferì prenderla d'assalto. Le Guardie municipali e i soldati di linea vedendosi assaliti si difesero. Vinti, molti furono uccisi, dopo che ogni loro resistenza era cessata.
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Durava ancora il combattimento intorno al Chateau d'Eau, quando Luigi Filippo usciva per l'ultima volta dalle Tuileries dando braccio alla virtuosa, vecchia consorte, seguìto dalla giovane duchessa di Nemours, conducente a mano i suoi figli, e da pochi famigliari.
Le carrozze di Corte essendo state poco prima abbruciate, quei reali fuggenti dovettero servirsi di due vetture da nolo ad un cavallo.
Nel salirvi, partendo per un esilio da cui non doveva più ritornare, Luigi Filippo mormorò: Come Carlo X!
La rivoluzione, cacciando Carlo X, aveva dato a lui la corona; ora un'altra rivoluzione glie la toglieva.
Aveva regnato diciotto anni, superando molte volte con senno difficoltà gravissime; e cadeva per una questione che un altro principe mediocrissimo avrebbe compreso e risolto in tempo, con suo grande vantaggio.
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