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      La rivoluzione del 1848 riannodava così la nuova Francia alla Repubblica del 1792, la quale, senza il Terrore, probabilissimamente non avrebbe avute interruzione.
      Proclamandola, salvo la ratifica del popolo a mezzo dei suoi eletti, gli uomini del governo provvisorio non agivano inconsideratamente.
      È tale il fascino che il nome di repubblica esercita sulle masse, laddove non esiste un potere interessato a screditarla; è così istintiva nei popoli latini l'idea che la repubblica è la espressione logica, naturale, della sovranità nazionale, e pare così ovvio che nel suo seno trovino armonia e difesa tutti i legittimi interessi, che nessuna seria protesta sorse in tutta la Francia contro la proclamazione fattane dal governo provvisorio, accolta invece con entusiasmo in tutte le principali città. Anche due mesi dopo, all'indomani delle elezioni, molti fidi servitori delle due abbattute monarchie, stati eletti deputati, andarono all'assemblea con disposizioni favorevoli alla durata della repubblica.
      Se questa si trovò fino dai primi momenti circondata da pericoli d'ogni natura; se per liberarsi dalle difficoltà più vicine ne creò di nuove e più gravi; se, dopo aver fatto ai proletari le più larghe promesse, fu costretta a domarne la rivolta con una terribile repressione, sicchè divenne odiosa a molti di coloro che più avevano concorso a fondarla, la colpa fu più degli impazienti o inesperti che dei nemici, e forse più delle cose che degli uomini.
      Il peccato d'origine del governo provvisorio, che fu poi causa della sua debolezza e di tutti gli errori da lui commessi, fu la sua composizione, ch'era un'amalgama di progressisti rimasti monarchici fino alla vigilia dell'insurrezione e di antichi repubblicani, di socialisti intransigenti e di liberali, che vedevano nel socialismo un'aberrazione.


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Le guerre le insurrezioni e la pace nel secolo decimo nono
Volume primo
di Ernesto Teodoro Moneta
Tipografia Popolare Milano
1903 pagine 338

   





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