Di questi sentimenti e di queste idee, che costituivano una tradizione non mai interrotta della democrazia francese, si fece interprete Lamartine, ministro degli esteri nel governo della Repubblica, in una circolare ai rappresentanti della Francia presso le potenze estere.
È un documento nobilissimo di logica repubblicana, in cui si dichiara che il rispetto al diritto delle genti stabilito dai trattati, non deve fare ostacolo alla loro modificazione, quando lo esigono i doveri superiori di umanità e di giustizia internazionale.
Cominciava la Circolare dal dichiarare:
«La proclamazione della repubblica francese, non è un atto di aggressione contro veruna forma di governo nel mondo...
«Le nazioni hanno, come gl'individui, età diverse. I principî che le regolano hanno fasi successive. I governi monarchici, aristocratici, costituzionali, repubblicani, sono l'espressione di questi diversi gradi di maturità del genio dei popoli. Essi domandano più libertà a misura che si sentono capaci di portarne il peso; essi domandano più eguaglianza e più democrazia a misura che sono inspirati da maggiore giustizia e da più amore per il popolo.
«Questione di tempo»...
La dottrina era giusta, e, richiamandola, era come dire ai governi monarchici che l'ora dovrà venire anche per essi di sgombrare, una volta che i loro popoli si sentiranno abbastanza maturi per non aver più bisogno d'una tutela regia o imperiale.
Nel momento in cui la Francia chiedeva di essere ammessa nella famiglia dei governi istituiti, era un po' brusco dire ai più anziani: verrà il giorno in cui voi cesserete di esistere.
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