Allora tutt'Europa era in subbuglio, e Lamartine poteva parlare alla diplomazia europea come ad un accademia di studiosi; ma subito dopo Lamartine, a tranquillare i governi monarchici intorno alle loro sorti, soggiungeva:
«La monarchia e la repubblica non sono agli occhi dei veri uomini di Stato, principī assoluti che si combattono a morte; sono fatti che possono vivere faccia a faccia, comprendendosi e rispettandosi».
Indi, affermato che la guerra "non č il principio della repubblica francese," Lamartine si diffondeva in molte considerazioni per dimostrare la grandissima differenza che correva fra il 1792 e il 1848.
«Ritornare (diceva) dopo un mezzo secolo al principio del 1792, o al principio di conquista dell'Impero, sarebbe non avanzare, ma retrocedere nel tempo. La rivoluzione di ieri č un passo avanti, non indietro. Il mondo e noi vogliamo camminare alla fratellanza e alla pace.
«... Il popolo e la pace sono una medesima parola.
«Nel 1792 le idee della Francia e dell'Europa non erano preparate a comprendere ed accettare la grande armonia delle nazioni tra loro, a beneficio del genere umano. Il pensiero del secolo che finiva era nella testa soltanto di alcuni filosofi. La filosofia č divenuta popolare. Cinquant'anni di libertą di pensare, di parlare, di scrivere hanno prodotto questo risultato. I libri, i giornali, le tribune hanno operato l'apostolato dell'intelligenza europea. La ragione radiante dovunque, al disopra delle frontiere dei popoli, ha creato tra gli spiriti questa grande nazionalitą intellettuale, che sarą il compimento della rivoluzione francese e la costituzione della fratellanza internazionale del globo.
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