Non si poteva dire più chiaramente che chiesta di aiuto nella lotta degli italiani contro l'Austria, la Francia l'avrebbe di gran cuore prestato.
Per mettere d'accordo le allusioni a eventualità guerresche colle precedenti dichiarazioni pacifiche, Lamartine così chiudeva la sua circolare:
«La Repubblica francese è decisa a non velar mai il suo principio democratico al di fuori...
«Essa si proclama l'alleata intellettuale e cordiale di tutti i diritti, di tutti i progressi, di tutti gli sviluppi di istituzioni delle nazioni che vogliono vivere dello stesso suo principio. Essa non farà punto una propaganda sorda e incendiaria presso i suoi vicini.
«Essa sa che non sono libertà durevoli se non quelle che nascono da sè medesime nel loro proprio suolo. Ma essa eserciterà, colla luce delle sue idee, collo spettacolo d'ordine e di pace ch'essa spera di dare al mondo, il solo e onesto proselitismo! Il proselitismo della storia e della simpatia. Questa non è la guerra, è la natura; non è l'agitazione d'Europa, è la vita. Questo non è incendiare il mondo; è brillare dal proprio posto sull'orizzonte dei popoli, per precederli e ad un tempo guidarli».
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Le dichiarazioni di questo manifesto, in cui si riflettevano le idee e i sentimenti della democrazia francese, allora piena di entusiasmo e di fede nei destini della Francia e del mondo, fecero nell'opinione pubblica fuori di Francia, dove furono conosciute, la migliore impressione.
Una Francia che senza mire di conquista offrivasi aiutatrice dei popoli non ancora liberi nel momento in cui suonasse anche per essi l'ora del riscatto, era cosa troppo bella per non riescire d'incoraggiamento a quanti in diversi paesi lottavano o si apprestavano a combattere per la libertà o per l'indipendenza della loro patria.
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