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      Non potendo ottenerla dal governo, avrebbero voluto farla proclamare dal popolo.
      Forti delle simpatie che la causa della sventurata loro patria destava in gran parte della Francia, gli esuli polacchi si cacciavano nei clubs più scalmanati per infiammarli a idee di guerra.
      Dal marzo fino alla metà di maggio gli assalti al governo, a cagione della Polonia, a mezzo di giornali, di clubs, di deputazioni e di imponenti pubbliche manifestazioni, furono continui.
      Ad una deputazione di polacchi che s'era presentata una sera al ministero degli esteri, sostenendo che si sentivano padroni dell'anima di Parigi più di Lamartine, questi, a cui si voleva strappare una dichiarazione di guerra alla Russia e all'Austria, così parlò:
      «La Francia vi renderà ciò che vi deve, siatene sicuri. Ma lasciate alla Francia ciò che le appartiene esclusivamente, l'ora, il momento, la forma, di cui la Provvidenza determinerà la scelta e la convenienza per rendervi, senza aggressione e senza effusione di sangue umano, il posto che vi è dovuto al sole o nel catalogo dei popoli...
      «Noi amiamo la Polonia, noi amiamo l'Italia, noi amiamo tutti i popoli oppressi, ma noi amiamo la Francia, e abbiamo la responsabilità dei suoi destini, e forse di quelli dell'Europa in questo momento...
      «Confidate nell'avvenire, confidate in questo passato di trenta giorni, che ha già dato alla causa della democrazia francese più terreno che trenta battaglie campali; non turbate nè colle armi, nè con agitazioni, che ricadrebbero a danno della nostra causa comune l'opera che compie la Provvidenza, senz'altre armi che le idee, per la rigenerazione dei popoli e per la fratellanza del genere umano»...


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Le guerre le insurrezioni e la pace nel secolo decimo nono
Volume primo
di Ernesto Teodoro Moneta
Tipografia Popolare Milano
1903 pagine 338

   





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