- Viva la Polonia! - Viva l'Ungaria! - Viva la Francia! Gli è per questo che Metternich, lottando in quel momento contro la deputazione della Bassa Austria, sosteneva che la sommossa era cosa montata da ebrei, da polacchi e da stranieri. Il pover'uomo non sapeva che quando popoli diversi lottano contemporaneamente per la Libertà, non sono più stranieri fra loro, ma amici animati da un medesimo spirito, affratellati da un comune intento.
Quando dopo lunga attesa i deputati uscirono di palazzo, portarono la promessa delle dimissioni di Metternich e l'annuncio della riunione, fra brevissimo tempo, dei rappresentanti di tutti gli Stati della monarchia.
Il popolo aveva vinto, e la vittoria era tanto più bella, perchè non era costata una goccia di sangue.
Ma questa compiacenza, che molti in quell'istante avranno provato, doveva durare troppo poco.
Mentre la folla si ritraeva festante dalla piazza della Corte, un pelottone di linea, schierato sulla Judenplatz, non si sa se per aver frainteso l'ordine del comandante, com'era avvenuto a Parigi sul boulevard dei Cappuccini, o per altra causa, fece fuoco contro la folla, stendendo a terra sei persone.
Allora, passato il panico del primo momento, l'esasperazione s'impadronì della folla, e la lotta, cominciata là presso, si propagò in breve a parecchi punti della città.
Furono in fretta e furia erette qua e là barricate, assaliti i drappelli isolati di truppa, invase le stazioni ferroviarie e divelte le rotaie per impedire l'arrivo di truppe dal di fuori.
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