Uccidevano colla baionetta o a bruciapelo anche gli inermi(4).»
Un sol giorno durò la lotta, e costò ai cittadini 183 morti, la maggior parte operai.
L'indomani il re accettò le dimissioni dei ministri, ed incaricò di formare un nuovo ministero il conte d'Arnim, che cercò i suoi colleghi fra uomini che avevano fama di liberali, o nuovi alla politica.
Queste concessioni, non essendo state giudicate sufficienti, il governo dovette ordinare il ritiro delle truppe da Berlino e la liberazione di tutti gli arrestati nei giorni di tumulto e durante la lotta.
Colle truppe abbandonò la città anche il principe Guglielmo, il futuro primo imperatore della nuova Germania, a cui la voce pubblica d'allora attribuiva la principale responsabilità del sangue versato. Egli riparò a Londra, da cui fece ritorno qualche mese dopo, quando un collegio della Pomerania lo elesse deputato della nuova Camera prussiana, nella quale i due partiti della rivoluzione di marzo - radicale, borghese e democrazia sociale - si trovarono fin dal principio in minoranza.
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Come epilogo d'un dramma, in cui la truppa s'era distinta per la sua crudeltà, l'insurrezione di Berlino si chiuse con una scena d'una terribilità inaudita.
All'indomani i vincitori delle barricate si diedero convegno nel cortile del palazzo reale.
Ma non vi andarono soli, bensì portandovi le bare dei cadaveri dei compagni caduti nella lotta.
Mentre quel lugubre corteo prendeva posto nel cortile, accolto con cupo silenzio dalla folla, fu ingiunto al re di scendere, perchè contemplasse davvicino l'opera dei suoi soldati.
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