Non furono in tempo ad effettuare questi loro propositi, perchè accorsa la truppa, le masse tumultuanti furono disperse.
Tanto bastò perchè il governo, ossia la Corona - perchè i ministeri che non secondavano le sue viste il re li cacciava come cattivi servi - si mettesse sulla via della reazione.
Ciò determinò il Centro della Camera a volgersi quasi tutto a sinistra, convinto che l'assemblea avrebbe mancato alla sua missione se non dava al paese, insieme ad una Costituzione liberale, solide garanzie per la difesa dei diritti popolari.
Allora cominciò fra la Camera e Federico Guglielmo una lotta incessante, nella quale i liberali tedeschi diedero prova di una energia, allora nuovissima negli annali della Prussia.
Per vincere ogni resistenza il re formò un ministero di combattimento, presieduto dal conte di Brandeburgo, suo zio, e decretò il trasporto della Camera da Berlino a Brandeburgo. L'assemblea dichiarò il decreto incostituzionale, e continuò le sue sedute in Berlino. Allora il governo fece occupare la sala delle adunanze dalla truppa e disarmò la guardia nazionale.
Berlino fu messo in stato d'assedio; l'assemblea mutando sede ogni giorno, protestò e votò il rifiuto delle imposte. Ma il paese non la seguì, e l'assemblea fu infine dispersa.
Pochi mesi dopo il re, in nome delle sua sovrana autorità, promulgava una Costituzione di suo gusto, nella quale, pur riconoscendo nei prussiani i diritti alla libertà e alla eguaglianza, veniva riservato alla Corona la facoltà di sciogliere le Camere, che avessero contrariato i suoi voleri.
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