Giurandola, due anni dopo, il re disse: «In Prussia bisogna che il re governi e io governo.... perchè è l'ordine di Dio».
È la dottrina del diritto divino, che anche oggi in Prussia è dogma di Stato.
Non ostante la reazione che la seguì, la rivoluzione di Berlino del 1848 segnò una tappa importante nella storia della Germania. La sua assemblea, sebbene non abbia avuto che sette mesi di esistenza, fu decisiva per la vita politica della Prussia; essa recise i nervi al feudalismo, che dopo d'allora non potè più risorgere. Quella rivoluzione giovò sopratutto a ribadire nella mente dei liberali l'idea che il maggior ostacolo alla libertà è il militarismo, quando è fatto stromento di politica nelle mani del potere esecutivo.
Fuori di Prussia, specialmente negli Stati piccoli e medii della Germania, il movimento popolare di quell'anno non si limitò alle riforme politiche; esso ebbe carattere veramente rivoluzionario nel Badese, dove per due o tre giorni funzionò un governo repubblicano, e nel Wurttemberg, dove i contadini insorsero contro la nobiltà, esigendo l'abolizione dei vecchi privilegi feudali, che furono poi in gran parte realmente aboliti.
Ma l'avvenimento più importate per la storia di quell'anno in Germania, fu la riunione in Francoforte dell'assemblea dei rappresentanti di tutti gli Stati tedeschi, aventi il mandato di stabilire in una Costituzione le condizioni e i diritti della Confederazione germanica. Siccome tale assemblea si occupò anche della questione dei possessi dell'Austria in Italia, ne parleremo più tardi.
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