Il vice-governatore immaginando che per le promulgate concessioni la popolazione si sarebbe abbandonata a manifestazioni di gioia, aveva scritto al maresciallo Radetsky che, qualunque cosa avvenisse, non mettesse in moto la truppa, se non dopo una sua richiesta. E il vecchio maresciallo, sebbene a malincuore, aveva diramato ai capi di corpo un ordine del giorno, con cui ammoniva la truppa di non far conto delle dimostrazioni che sarebbero avvenute in quel giorno in città, perchè, diceva, sarebbero state «dimostrazioni di letizia e non altro.»
Ciò spiega l'inerzia della truppa nelle prime ore della sollevazione.
Il manifesto del governo colle sue famose concessioni, provocò dappertutto risa di scherno e manifestazioni di aperta ostilità. In molti luoghi fu stracciato; in altri ai piedi del manifesto fu scritto: Troppo tardi!
Milano, nei luoghi più frequentati, prese subito l'aspetto d'una città che presentisce o sta per compiere un sollevamento.
Molti, affacciandosi alle finestre, guardavano nelle vie, per scoprire se v'era già un principio di rivolta. Le botteghe venivano aperte con circospezione; gli amici, incontrandosi, si davano strette di mano con insolito calore, colle quali pareva dicessero: Alla gran festa ci saremo!
Benchè la dimostrazione fosse annunciata per le ore 2, già prima di mezzogiorno il cortile del Broletto era pieno di gente d'ogni classe, molti armati di nodosi bastoni, altri provvisti di ombrelli, perchè il tempo era piovoso, tutti ansiosi che il Municipio desse mano all'armamento della Guardia civica, ch'era in quel momento il voto generale.
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