La moglie del governatore, riparando in casa d'amici, aveva dimenticato nel suo appartamento la cassetta delle sue gioje. Informatine alcuni degli invasori, la cassetta fu rimessa intatta nelle sue mani.
Di simili atti di generosità la storia delle Cinque Giornate è tutta piena.
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Quando la schiera col Casati, che conduceva ostaggio o prigioniero il vice-governatore, in cammino pel Broletto, giunse a metà la via del Monte Napoleone, fu arrestata da mezza compagnia di fanteria, che si avanzava dalla parte opposta.
Fu quello il primo scontro, sebbene le fucilate fossero già cominciate in altri punti della città, e già si erigessero barricate in molti luoghi.
E poichè si avesse fin da principio la prova che il grido di morte ai tedeschi, che qualcuno accompagnava a quello di viva Italia, era male appropriato, la fatalità volle che quella mezza compagnia fosse di soldati italiani, e proprio da essi fu versato il primo sangue cittadino, quello d'un povero cuoco, che s'era unito alla schiera del Casati e del Cernuschi. Questi col loro prezioso ostaggio ripararono nella più vicina casa (Vidiserti), che fu perciò chiamata il primo quartiere generale dell'insurrezione.
Un particolare curioso, che nessun libro di storia ha registrato, è che comandante di quella mezza compagnia era il tenente Carcano, fratello dello scrittore Giulio Carcano, il quale se non si trovò in quel momento ai fianchi di Casati e degli altri, dove avrebbe potuto essere colpito da una delle fucilate ordinate dal fratello, fu per mero caso.
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