Il terzo giorno della insurrezione il tenente Carcano passò all'insurrezione; continuata poi la carriera militare nell'esercito italiano, morì verso il 1871 col grado di colonnello in ritiro.
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Il maresciallo Radetsky, quando ebbe le prime notizie dei fatti avvenuti al palazzo di governo, fece tuonare il cannone d'allarme, con cui voleva significare la città messa in stato d'assedio. Diè ordine al generale de Wohgemuth, nel cui raggio d'occupazione trovavasi il palazzo di governo, di rioccuparlo con tutte le forze possibili, ciò che fu fatto, come s'è visto, senza la minima difficoltà; e mandò il maggiore gen. Rath, con una forte colonna di granatieri ungaresi e di cacciatori, a occupare il palazzo di Corte, il Duomo, il palazzo di Giustizia, e le vie e piazze adiacenti.
Per isolare Milano, e impedire che dal di fuori le venissero soccorsi, fece tosto occupare le porte di città e i bastioni da numerosa truppa.
Alcune pattuglie dovevano procurare di tenere sgombre le vie e le piazze più vicine ai posti occupati.
Se invece di limitarsi a queste disposizioni rudimentali, il maresciallo Radetsky, a cui l'insipienza dei suoi avversari in campo diede poi riputazione di gran generale, coi quindici mila uomini che aveva sotto mano, avesse fatto occupare le piazze e le principali arterie della città, e con numerose colonne di ogni arma, abbattute le poche e fragili barricate costrutte nelle prime ore, e impedito che altre se ne formassero, il primo giorno dell'insurrezione, ne sarebbe stato probabilmente anche l'ultimo.
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