I «conseguiti vantaggi» saranno stati quelli del giorno prima: la rioccupazione del palazzo Monforte e la presa del Broletto, ma nei trenta e più combattimenti e avvisaglie che avvennero nella seconda giornata, gli austriaci, dove tentarono di avanzarsi verso il centro, furono respinti con gravi perdite.
Non con «furore», come enfaticamente scrive il «Veterano austriaco», si combattè dagli austriaci, che le fragili barricate di quel giorno non seppero atterrare; non dagli insorti, che in quel giorno come nei seguenti combatterono con allegra baldanza, senza mai smentire l'umor faceto, proprio del carattere milanese, ora preparando piacevoli burlette ai soldati, con fantocci, o con animali sovrapposti alle barricate, ora accompagnando i colpi falliti degli austriaci con grida canzonatorie. Intanto il suono incessante delle campane a stormo, che, per confessione medesima del citato autore (generale Schönhals) «lacerava i nervi» di ufficiali e soldati, accresceva sempre più il coraggio dei milanesi.
Basteranno come prova dell'ardore che tutti animava, questi pochi cenni.
Sul corso di porta Orientale gli austriaci, col favore della notte, si erano avanzati con due cannoni fin presso il Seminario; dato in tempo l'allarme furono cacciati fino al dazio da pochi tiratori. Uno dei migliori fra questi, Giuseppe Broggi, vi lasciò la vita. Sul ponte Monforte, due soli giovani armati di carabina costrinsero i soldati, che facevano scorta a un cannone, e gli artiglieri insieme, a ripararsi dietro le colonne del palazzo di governo.
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