Alla sera di quel secondo giorno fu costituito con Cattaneo, Enrico Cernuschi, Giulio Terzaghi e Giorgio Clerici un Comitato per dare un po' di direzione agli sforzi disgregati dell'insurrezione. Lo scopo era buono, ma una vera e propria direzione della lotta non si vide neppur dopo la costituzione di questo Comitato, che fu però utile, specialmente nell'avere con efficacia contribuito a respingere l'armistizio proposto due volte da Radestky.
Dal canto suo Radetsky, accortosi che la lotta diventava per lui molto difficile «prese la risoluzione di concentrare su Milano tutte le truppe sparse nella Lombardia.» In conseguenza di ciò scrive il Veterano Austriaco, (leggi gen. Schönals):
«A tutte le guarnigioni fu spedito ordine di venire a marcie forzate verso Milano. Ma allora si conobbe quanto già fosse generale l'insurrezione. Tutte le strade erano rotte, i ponti distrutti, o sbarrati, tutti (?) i villaggi ingombri e chiusi da barricate; era impossibile far giungere un ordine alle truppe. Uno solo ne pervenne a destinazione».
Fu quello di Bergamo, di dove, contro la parola dell'arciduca Sigismondo, un battaglione del suo reggimento, composto di italiani, arrestato e uccisogli il comandante dal popolo di borgo Palazzo sollevatosi, potè evadere di notte dalla caserma in cui era stato ricacciato, e giungere a Milano.
Varese, Lecco, la Valtellina erano insorte; Como s'era impadronita della polveriera di Geno e aveva bloccato nelle caserme le truppe del presidio.
A Brescia, a Cremona, a Mantova, corsa notizia dell'insurrezione di Milano, la massa dei cittadini era impaziente di seguirne l'esempio, e non attendeva per insorgere che un cenno dai municipali e da quelli che considerava suoi capi.
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