Anche il magazzino di Sant'Apollinare, in vicinanza al ponte di Porta Romana, difeso strenuamente da una cinquantina di croati, fu conquistato dopo un vigoroso assalto, nel quale gl'insorti fecero uso di due vecchi cannoni, tolti dal museo di casa Annoni.
Questi ed altri fortunati successi venivano di tratto in tratto annunciati alla città con brevi manifesti.
Uno di questi diceva:
«Prodi, avanti! La città è nostra; il nemico si raccoglie sui bastioni per avvicinarsi alla ritirata. Fategli premura; tormentatelo senza riposo... Le truppe straniere dimandano tregua; non lasciate tempo a discorsi. Coraggio!
«Finiamola per sempre».
E un altro:
«- L'Europa parlerà di Voi; la vergogna di trent'anni è lavata.
«Viva l'Italia! Viva Pio IX».
Le diverse fasi della lotta suggerivano ogni giorno nuovi espedienti e nuovi modi di comunicazione e d'informazioni. Tali furono i palloni aereostatici, di cui si fece allora uso per la prima volta nelle lotte di popolo, per mandare notizie della battaglia agli amici di fuori; tali gli osservatorî stabiliti sull'alto dei campanili per esplorare i movimenti del nemico. Le relative notizie si calavano rapidamente al basso, avvolte in anelli scorrenti sopra filo di ferro, e venivano recate al Consiglio di guerra da giovanetti, che facevano da fattorini di posta.
In uno dei bollettini mandati fuori coi palloni volanti, il Consiglio di guerra diceva:
«Fratelli! la vittoria è nostra; il nemico in ritirata limita il suo terreno al Castello e ai bastioni; stringiamo una porta fra due fuochi e abbracciamoci».
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