Il governatore Palffy, protestando che quanto più egli largheggiava nelle concessioni, tanto più crescevano le esigenze, pregò il Comitato Municipale di recarsi da lui.
Al Municipio tutti compresero che il momento era supremo, e fu nominata una deputazione, che fu composta di due assessori, di due negozianti, dell'avvocato Avesani, del comandante la Guardia civica e del podestà presidente.
Presentatasi al governatore, conte Palffy, la Deputazione lo trovò circondato dal suo Consiglio di governo.
Palffy la ricevette con altero cipiglio; rimproverò la rappresentanza municipale di essere essa medesima istigatrice del popolo, spargendo ingiuste accuse contro il governo.
L'avvocato Avesani, uomo d'alto intelletto e di forte animo, interruppe quel discorso, dicendo: Siamo noi qui venuti per ricevere un rimprovero o per una negoziazione?
Il governatore indispettito replicò che non parlava coll'avvocato Avesani, ma col podestà di Venezia.
Il podestà rispose che la deputazione era venuta coll'incarico di esporre le condizioni essenziali per il ristabilimento dell'ordine, ed invitò l'avv. Avesani ad esporle in nome dei suoi colleghi.
Allora l'avv. Avesani riprese la parola, e disse che il momento era straordinario; che non era più tempo da perdere, nè da discutere sui motivi del moto del paese. «Ciò che importa (aggiunse) è di venir subito al concreto, e la domanda concreta è questa: Il governo austriaco cede il potere».
- Se è così (rispose indignato il governatore) io rimetto tutti i poteri nelle mani del governatore militare, e la città avrà a fare con lui.
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