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      A Firenze, appena si ebbero le notizie di Vienna e di Lombardia, tutta la città si commosse. Il 21, gran massa di popolo accorse alla piazza del Granduca chiedendo armi. Il gonfaloniere in nome del granduca annunciò che subito le truppe regolari avrebbero marciato verso le frontiere, e che i volontari si sarebbero fatti partire immediatamente con la milizia.
      La sera medesima un proclama del Granduca dava l'annuncio dell'ordine da lui dato per la partenza delle truppe, e dell'organizzazione «istantanea» dei volontari.
      «L'ora del completo risorgimento d'Italia (diceva quel proclama) è giunta improvvisa; nè può chi davvero ama questa patria comune, ricusarle il soccorso che si reclama da lei»...
      A Siena, a Pistoia, a Lucca, dovunque, avvenivano assembramenti, o si pubblicavano manifesti acclamanti alla «guerra santa» e chiedenti armi.
      Da Pisa e da Livorno partivano il 22, alla volta di Lombardia quattro compagnie di linea e 800 volontari; il prof. Giuseppe Montanelli, che molta parte aveva avuto nei moti anteriori, era fra essi.
      Eguale commozione negli Stati Pontifici, dove la gioventù ansiosa di partecipare alla grande lotta non ebbe difficoltà a forzar la mano agli uomini del governo.
      A Bologna popolani e studenti accorsero il 20 marzo alle caserme, per armarsi e partire.
      Una colonna di volontari, forgiata di studenti, di popolani, di guardie di finanza e di civici venne immediatamente allestita, e la sera medesima, sotto il comando di Livio Zambeccari, rischiarata da faci, salutata dalla popolazione festante, mettevasi in marcia.


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Le guerre le insurrezioni e la pace nel secolo decimo nono
Volume primo
di Ernesto Teodoro Moneta
Tipografia Popolare Milano
1903 pagine 338

   





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