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      Acciocchè si veda che l'impresa non sarebbe stata difficile ad un generale più avveduto e più risoluto di quel che fosse il feldmaresciallo Radetzky, non abbiamo che da riportare qualche brano della Relazione «ufficiale» del generale Bava sulle operazioni del primo corpo d'armata, in cui parla delle disposizioni morali di una parte delle truppe, dopo le prime marcie, che parevano dettate dalla paura d'incontrarsi troppo presto col nemico.
      «Di ritorno agli alloggiamenti (in Marcaria sull'Oglio), io mi occupava a stabilire meglio le occupazioni e le cautele che ogni posto avrebbe dovuto prendere, quando alcuni colpi di fucile mi si fecero sentire alla mia sinistra. Accorsi senza indugio, e vidi fuggire in colonna tutto intiero un battaglione, che io aveva lasciato alla guardia di quella parte. Immantinente gli ordinai di sostare e di spiegarsi, e spintomi innanzi per ben conoscere la direzione di quei colpi, potei convincermi che erasi dato addosso ad alcuni mugnai di quel dintorno, i quali scambiati si erano in nemici. Questo piccolo allarme spargendosi fino a Marcaria, si propagò subito al di là dell'Oglio: e tutto un reggimento di cavalleria, che tranquillamente ritornava a San Martino, credendo, in seguito alle voci che correvano, di essere attaccato in coda da numerosa cavalleria nemica, partì in carriera per trarsi al più presto dalle strette in cui si trovava e cercare un luogo dove potersi spiegare e tener fronte. Così venne a destarsi lo spavento in tutte le popolazioni fino a Bozzolo.


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Le guerre le insurrezioni e la pace nel secolo decimo nono
Volume primo
di Ernesto Teodoro Moneta
Tipografia Popolare Milano
1903 pagine 338

   





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