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«Dopo la sorpresa di Marcaria, le nostre truppe erano in continuo orgasmo; nella notte, più accessibile alle vane paure, pareva loro di vedere dovunque il nemico: i colpi di fucile si facevano sentire ad ogni momento; ad ogni momento si era sotto le armi, ed era più a temersi il fuoco de' nostri, che quello dell'avversario. Nè questi sussulti, questi allarmi, che furono assai frequenti durante il soggiorno del re a Sommacampagna, ebbero a cessare sì presto, che anzi essi furono più o meno continuati per tutta la campagna».
Questi episodî non sono naturalmente giammai ricordati dagli apologisti delle guerre, e dagli eterni encomiatori degli eserciti regolari, pei quali la disciplina, il coraggio e il sangue freddo dei nostri soldati sono virtù indiscutibili.
Per buona fortuna le truppe austriache erano ancora in tal disordine e così mal disposte a combattere, che Radetzky senza neppure pensare di gettarsi sulla colonna del generale Bes, abbandonò la linea del Chiese, per mettersi al riparo entro Verona.
Avutane notizia, i generali piemontesi passarono l'Oglio con tutto l'esercito il 7 aprile.
Seguì allora lo spiegamento strategico di tutto l'esercito di rimpetto al Mincio: il 1° corpo di faccia a Goito; il 2° di contro a Valeggio e a Monzambano; la riserva a Cavriana e a Solferino; il quartiere generale del re a Castiglione delle Stiviere.
Qui l'amico Demetrio nota con soddisfazione che abbandonandosi così, quasi automaticamente, la falsa «direttrice strategica» del basso Oglio, veniva presa una posizione militarmente meno scorretta.
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