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      Fu dunque anche quella di Pastrengo una stupenda occasione perduta di terminare rapidamente e gloriosamente la prima - che probabilmente sarebbe rimasta unica - guerra dell'indipendenza italiana.
      Non ostante i commessi errori, la battaglia di Pastrengo era stata propizia, perchč aveva messa un'altra volta a bella prova l'ardore dei soldati piemontesi e dimostrata la superioritą della loro artiglieria, che non poco aveva contribuito colla precisione dei tiri al fortunato esito di quella giornata.
     
     * * *

      Assai diversamente volsero le cose nella sanguinosa giornata di Santa Lucia.
      Per «presentare battaglia alle forze nemiche», diceva l'ordine speciale del capo di Stato maggiore per una ricognizione offensiva - le 4 divisioni dell'esercito divise in 6 colonne dovevano, partendo dai loro alloggiamenti la mattina del 6 maggio, assalire quasi contemporaneamente i villaggi di Chievo, Crocebianca, San Massimo e Santa Lucia, che formavano sulla destra dell'Adige una curva, completata dal fiume, avente la concavitą a Verona, che siede sulla sinistra.
      La posizione, gią forte per natura, era resa pił formidabile da una serie di opere campali, spalleggiamenti, palizzate mascherate, dove cascine, fienili, cimiteri erano stati tutti convertiti in ridotti.
      I piemontesi «senza rendersi esatto conto» come scrive Demetrio «da qual parte s'attentassero scovare i lupi», mossero alla conquista di quei ben muniti villaggi.
      Il piano di battaglia era tecnicamente incensurabile, ma gli ordini furono dati ed eseguiti in modo che solamente un miracolo poteva salvare l'esercito piemontese da un completo disastro.


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Le guerre le insurrezioni e la pace nel secolo decimo nono
Volume primo
di Ernesto Teodoro Moneta
Tipografia Popolare Milano
1903 pagine 338

   





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