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      «È inconcepibile, ma è vero, che i piemontesi soltanto nel pomeriggio del giorno 30 arrivarono a Goito, cioè dopo 41 ore di tempo, e con appena 20,000 uomini e 44 cannoni!... Proprio a bella posta, con meno di metà delle forze di Radetzky, per farsi schiacciare e buttare nel Mincio senza rimedio.
      «Ma qui furono gli spropositi del feld-maresciallo, che ci salvarono da certa rovina».
      Prima di tutto Radetzky, dimenticando che condizione primissima della buona riescita del suo disegno era la rapidità dell'esecuzione, dimenticando che aveva già perduto un'intera giornata per sloggiare i toscani dalle loro posizioni, invece di proseguire, dopo aver dato alcune ore di riposo alle truppe, su Goito, chiave allora della posizione, per giungervi almeno all'alba del 30, quando, occupata da pochi battaglioni piemontesi, era facilissimo d'impadronirsene, fece passare al suo esercito tutta la notte sul campo stesso di Curtatone e intorno a Mantova. Così, le sue colonne d'attacco non giunsero a Goito che alle 3 e mezza, quando il generale Bava vi aveva già riunito tutto il suo corpo.
      GOITO.
      Ripigliando la mattina del 30 la sua mossa offensiva, Radetzky diresse il suo II° corpo (D'Aspre) a Ceresara, collo scopo evidente di prendere i piemontesi alle spalle, di concerto colle truppe assalitrici di Goito. Ma il raggio era troppo esteso, e D'Aspre, quand'anche si fosse mosso al rumor del cannone, non avrebbe potuto giungere a Goito, che a battaglia finita. Così, per le disposizioni proprie di Radetzky, da 18 a 20,000 austriaci non poterono prendere parte all'azione.


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Le guerre le insurrezioni e la pace nel secolo decimo nono
Volume primo
di Ernesto Teodoro Moneta
Tipografia Popolare Milano
1903 pagine 338

   





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