Questi, che s'era mostrato cattivissimo generale quando doveva contrastare la marcia di Nugent, assalito all'improvviso, fece buona difesa; perdette mille uomini fra morti e feriti, e capitolò con tutti gli onori delle armi; "di che i soldati di mestiere si contentano, i soldati cittadini no".
Perduta Vicenza; Treviso, Padova, Rovigo, caddero l'una dopo l'altra in potere degli austriaci, e l'esercito del maresciallo, accresciuto d'un novello corpo di riserva, trovossi presto in condizioni di intraprendere imprese più gagliarde e decisive.
«Il colpo di mano su Vicenza era riuscito stupendamente agli imperiali senza recar loro il minimo danno, per la prontezza e le cautele studiosamente osservate nell'esecuzione; il colpo su Custoza riuscirà pur troppo, agevolato dalla lentezza bonaria dei comandanti piemontesi, cui il tempo non era elemento di forza» (Demetrio).
CUSTOZA.
Nella seconda metà di luglio Radetzky aveva sotto i suoi ordini quasi 120 mila uomini, dei quali, tolti quelli che tenevano presidio in Mantova, Legnago, nelle città venete, e che occupavano il Tirolo e il Trentino, glie ne rimanevano più di 50 mila da poter portare in battaglia.
Carlo Alberto, dopo che gli erano giunte le divisioni Visconti e Perrone (formata questa di soldati lombardi, quella di lombardi e piemontesi) e nuove truppe dai ducati, poteva contare su circa 80 mila uomini.
Le probabilità di vittoria, dandosi battaglia, erano dunque tornate dalla parte nostra; ma occorreva perciò tenere le truppe poco distanti sicchè, in caso di un'azione generale, potessero a poche ore di tempo, accorrere tutte, o la maggior parte, sul campo di battaglia.
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