Questo suo piano gli riescì quasi completamente.
Il generale Thurn, scendendo dal Trentino, anticipò d'un giorno l'attacco alle truppe di Sonnaz. Queste, dopo diversi combattimenti valorosamente sostenuti contro forze superiori, si raccolsero la sera del 24, nella fortissima posizione di Rivoli.
Stragrande fu la sorpresa degli austriaci, quando al mattino si accorsero che quella formidabile posizione era stata dai nostri abbandonata.
Se il generale Sonnaz avesse ritirato quelle truppe per condurle verso Santa Giustina e Sona, dove vi era il resto del suo corpo d'armata, o se avesse occupato fortemente Valleggio, forse le sorti della battaglia che stava per cominciare, sarebbero state diverse. Egli invece, non si sa per quali considerazioni, si ritirò dapprima sotto Peschiera, poi sulla destra del Mincio, a tale distanza da rimanere nell'inazione proprio in quei tre giorni in cui si decidevano le sorti di tutta la campagna.
Non meno di 40 mila uomini, condotti da Radetzky in persona, assalirono il mattino del 23 le alture che si stendono da Sona a Custoza, difese da non più di 15 mila uomini.
La divisione Visconti, vedendosi assalita da forze superiori, si ritirò quasi senza combattere, abbandonando al nemico le forti posizioni di S. Giorgio in Salice, Salionze e Valleggio.
Le alture invece, tra Santa Giustina e Sona furono gagliardamente difese dalla divisione Broglia contro l'ala destra degli austriaci, mentre la loro ala sinistra assaliva fortemente Sommacampagna, dove cinque battaglioni piemontesi e due toscani difesero valorosamente la posizione contro tre brigate austriache.
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