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      «La difesa di Milano - scrisse Pisacane, avversissimo a Carlo Alberto - sarebbe stata per l'esercito piemontese una totale rovina, e poneva il Piemonte fuori di combattimento». Perchè dunque Carlo Alberto aveva solennemente e replicatamente promesso di difenderla? Perchè, quando il divisamento della capitolazione doveva averlo già preso, fece abbruciare le case dei sobborghi, rovinando per sempre centinaia di famiglie?
      Non c'era stato alcun tradimento nell'atto che chiudeva così crudelmente la campagna del quarantotto, ma il troppo prolungato ritardo di Carlo Alberto a venire in aiuto della insorta Lombardia, le dannose lentezze del suo esercito a guerra incominciata, che diedero tutto l'agio a Radetzky di riparare colle scompigliate sue truppe nel quadrilatero, la falsa base di operazione scelta fin da principio, le molte occasioni di vittoria lasciate inconcepibilmente sfuggire, l'abbandono in cui furono lasciati durante tutta la campagna i corpi volontari lombardi, le trattative avviate a mezzo del governo inglese, delle quali il segreto era qua e là trapelato, per una pace al Mincio, che il Governo provvisorio, avutane offerta da Vienna, generosamente respinse, il sacrificio del Veneto, in relazione alla vagheggiata pace al Mincio, quando il soccorrerlo avrebbe giovato alle sorti di tutta la guerra, l'essersi opposto ad ogni costo al soccorso della Francia, quando per averlo sarebbe bastata una sola parola, tutti questi ricordi dovevano fare nell'animo del popolo milanese una così sinistra impressione, da giustificare qualunque più severa accusa sulla condotta politica e militare del re nella combattuta guerra.


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Le guerre le insurrezioni e la pace nel secolo decimo nono
Volume primo
di Ernesto Teodoro Moneta
Tipografia Popolare Milano
1903 pagine 338

   





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