Avere cacciato gli austriaci da Milano, quando i milanesi erano soli e quasi senz'armi, e vedere ora consegnata la città a Radetzky da quell'esercito da cui si aveva ragione di attendere il compimento della vittoria, era cosa così inattesa e così enorme, da portare all'esasperazione il popolo più calmo.
Quando fu notte, scortato da un battaglione di fanti e da una compagnia di bersaglieri, Carlo Alberto potè portarsi sanò e salvo in mezzo ai suoi soldati.
Allora molti volsero gli occhi alla Francia, nella speranza che dal Cenisio scendesse un esercito in nostro soccorso, e, perchè questo non venne, furono proprio quegli uomini e quel partito che non l'avevano voluto, che dell'esserci mancato si fecero sempre un'arma contro la Francia democratica, per renderla antipatica e odiosa agli occhi del popolo italiano.
È bene perciò ricordare, coi fatti e coi documenti alla mano, come, per colpa di chi e per quali cause mancò alla Lombardia il soccorso della Francia nel 1848.
L'ITALIA FA DA SÈ.
Nel capitolo di questo compendio, pubblicato nel numero della Vita Internazionale del 5 ottobre 1902, abbiamo citato i brani del manifesto che Lamartine, in nome della Repubblica francese, indirizzò all'Europa, che conteneva l'esplicita dichiarazione del proposito della Francia, di armarsi - il che significava anche intervenire - se fosse stato contestato all'Italia il diritto di consolidare la sua nazionalità. E, aggiungendo i fatti alle parole, il Governo provvisorio della Repubblica francese, all'indomani della nostra insurrezione delle Cinque giornate, riuniva a Grenoble l'esercito detto delle Alpi, che aveva la missione di varcare le frontiere e accorrere in Lombardia alla prima chiamata dei lombardi o del re di Piemonte.
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