Nondimeno i proletari, fra i quali il socialismo aveva trovato la massima parte dei suoi proseliti, credettero di essere stati i soli vittoriosi, e come tali avere il diritto di dettare la propria volontà al Governo provvisorio e alla Francia.
Fin dall'indomani con imponenti dimostrazioni, che poi si ripeterono più volte, volevano garantito il diritto al lavoro, sostituita la bandiera rossa alla bandiera tricolore, creato un Ministero, denominato del progresso, a cui fosse dato l'incarico dell'«organizzazione del lavoro», sulle basi già da tempo tracciate da L. Blanc.
Il Governo provvisorio - ch'era stato formato con uomini dei diversi partiti, che avevano più o meno contribuito alla caduta della monarchia di Luigi Filippo, e per cui entrarono bensì L. Blanc e l'operaio Albert, ma nel quale i repubblicani moderati formavano la maggioranza - non volle saperne nè della bandiera rossa, nè d'un ministero socialista. Ma per guadagnar tempo e calmare intanto l'effervescenza delle masse da cui si vedeva ogni tratto assalito, istituì una Commissione di governo pei lavoratori, incaricata di studiare i modi di migliorarne le sorti.
Dal luogo dove s'insediò, fu chiamata la Commissione del Lussemburgo.
Il governo provvisorio ne diede la presidenza a L. Blanc e la vicepresidenza al suo fido Acate, l'operaio Albert, pensando così di liberarsi di due colleghi imbarazzanti e pericolosi. Dal canto suo il Blanc se ne prevalse per fare del Lussemburgo una cattedra di propaganda ufficiale contro la società borghese, che aveva nel governo provvisorio i suoi caldi difensori.
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