Appartenenti all'infimo strato del proletariato, divennero nei giorni della lotta i più feroci combattenti contro i proletari insorti.
Fin dai primi giorni il Governo provvisorio aveva abolito le tasse più impopolari, quali la imposta del sale e il dazio di consumo in Parigi; ma poi, per far fronte alle necessità finanziarie, decretò una sovrimposta del 45 per 100 sulle imposte dirette, la quale andò a colpire specialmente la popolazione rurale, che perciò divenne presto quasi tutta ostile alla Repubblica.
Proclamato il suffragio universale, furono eletti nelle campagne, a rappresentanti all'Assemblea Costituente, parecchi eredi della vecchia aristocrazia, i quali colla ristretta legge censitaria della monarchia orleanista giammai avrebbero potuto metter piede in una Camera francese. Di orleanisti e legittimisti ce n'erano in buon numero; tuttavia, facendo di necessità virtù, erano tutti, o quasi tutti, ben disposti per la conservazione della Repubblica.
Ma erano ad un tempo ben decisi ad opporsi a qualunque concessione alle tendenze socialiste.
Fra i repubblicani moderati, che formavano la maggioranza della Camera, molti sentivano la necessità, e anche l'interesse per la Repubblica, di fare qualche cosa a vantaggio dei lavoratori, ma non volevano nello stesso tempo recar danno agli interessi della borghesia, di cui erano i genuini rappresentanti; perciò, pur ammettendo che la Repubblica dovesse mettersi per quella via, intendevano che vi si dovesse incamminare con molta circospezione.
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