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      «Nostri fratelli, noi chiamiamo i popoli tutti che credono e sperano nel miglioramento dell'umana famiglia: nostri fratelli singolarmente Voi chiamiamo, o Alemanni, con cui ci accomuniamo in tante nobili simpatie, nell'amore delle arti e degli studi gentili, nella vaghezza dell'alte contemplazioni; con cui abbiamo tanta rispondenza di sorti civili...»
      Il manifesto, dopo avere esposto le ragioni morali e politiche, che ci avevano spinto a levarci in armi contro l'austriaco, "diciamo il governo (così il manifesto) non il popolo", e detto che in quel momento studiavasi il modo di rimandare ai loro paesi alcuni ufficiali e soldati appartenenti a vari Stati della Confederazione germanica, che militavano nell'esercito austriaco, ed erano stati fatti prigionieri, terminava con queste parole:
      «Deh! rispondete al nostro appello, o prodi, o dotti, o generosi Alemanni; stringete quella mano che noi vi porgiamo con animo fraterno ed amico; affrettatevi a disconfessare ogni apparenza di complicità con un Governo, che le stragi di Galizia e di Lombardia hanno cancellato dal novero dei Governi civili e cristiani. È bello che voi diate questo esempio, che sarà nuovo nella storia e degno di questi tempi miracolosi; l'esempio di un popolo forte e generoso, che si pone dietro le spalle tutte le simpatie, tutti gl'interessi, per rispondere all'invito d'un popolo rigenerato, per confortarlo nella sua carriera, in ossequio ai grandi principî della giustizia, dell'umanità, della civile e cristiana fratellanza.


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Le guerre le insurrezioni e la pace nel secolo decimo nono
Volume primo
di Ernesto Teodoro Moneta
Tipografia Popolare Milano
1903 pagine 338

   





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