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      I RIVOLUZIONARI DI VIENNA E L'ITALIA.
      Il partito che aveva vinto nelle giornate di marzo era rimasto, non ufficialmente, ma effettivamente, padrone di Vienna. Il ministro Pillersdorf, che avrebbe voluto mettere d'accordo le idee nuove cogli interessi della dinastia, si trovava paralizzato nei suoi movimenti dalle esigenze sempre crescenti della democrazia, che dominava nella stampa, nei clubs e nella Università. Quasi sguarnita di truppe, Vienna era nelle mani della Guardia Nazionale e della Legione Accademica, costituitasi all'indomani dell'insurrezione.
      Sotto la pressione della stampa e dei circoli il Governo s'era messo sulla via delle più larghe concessioni, non soltanto per l'Austria, ma per l'Ungaria, a cui venne accordato un Ministero separato, e alla Boemia, cui un rescritto imperiale dell'8 aprile concedeva parità di diritti a czechi e tedeschi e una Dieta propria.
      Sebbene fossero assai scarse le loro speranze d'una pacifica soluzione, il Governo provvisorio di Lombardia e Carlo Cattaneo, mentre faceva parte del Comitato di Guerra, e altri autorevoli patriotti non mancarono di rivolgere ai popoli tutti soggetti all'impero d'Austria, ai banchieri, ai negozianti, ai manifatturieri e al popolo di Vienna spiegazioni cortesi sulla necessità in cui il popolo nostro s'era trovato d'insorgere contro la dominazione austriaca.
      Il Comitato ungarese rispose alle offerte del nostro Governo provvisorio con un indirizzo che esprimeva sentimenti di civile solidarietà cogli italiani insorti.


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Le guerre le insurrezioni e la pace nel secolo decimo nono
Volume primo
di Ernesto Teodoro Moneta
Tipografia Popolare Milano
1903 pagine 338

   





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