La città fu riempita di barricate. Il principe Windischgratz accordò alla popolazione una mezza giornata, perchè fossero tolte. Subito dopo aprì il fuoco, fece bombardar la città, della quale, dopo una lotta terribile, rimase interamente padrone.
La città fu messa in stato d'assedio, il Congresso degli slavi sciolto, e le promesse franchigie dell'8 aprile non furono più mantenute.
NUOVI MOTI RIVOLUZIONARI A VIENNA E REAZIONE.
Venuto il giorno di adempiere le promesse fatte nelle giornate di marzo al popolo vincitore, il ministero Pillersdorf promulgò il testo della Costituzione. Questa, siccome creava due Camere, col Senato sostanzialmente di nomina imperiale, urtava siffattamente collo spirito democratico del tempo, che un'imponente dimostrazione contraria fu subito organizzata. Una gran massa di popolo e di studenti, molti dei quali armati di fucile, portò al Governo una petizione firmata da più migliaia di cittadini, con cui chiedevano: una Camera unica, il suffragio universale, l'adesione all'assemblea di Francoforte e la Guardia Nazionale sola garante dell'ordine pubblico.
Il ministero, che non aveva in città che scarse truppe, cedette su tutti i punti, ma nella notte l'imperatore, colla Corte, pensò bene di sottrarsi ai pericoli da cui si credeva minacciato.
Più fortunato di Luigi XVI, si rifugiò in Innsbruck in mezzo a' suoi fedeli sudditi tirolesi.
Questa inattesa partenza, che aveva tutta l'aria d'una fuga, esasperò molti, rallegrò altri; i più radicali avrebbero voluto approfittare dell'occasione per proclamare la Repubblica; ma, trovatisi soli in quest'idea, dovettero rinunciarvi.
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